venerdì 21 febbraio 2014

Il business dell'ozio - reportage sul Festival di Ravello


Rivedendo il documentario "Il business dell'ozio", dedicato al Festival di Ravello, che ho realizzato nel 2007 con la produzione di RaiEdu destinato al programma "Magazzini Einstein", la prima cosa che mi salta all'occhio è di non riconoscerlo come un mio prodotto.

Accedeva sempre, ogni volta che lavoravo per una produzione Rai, che il sistema e la catena produttiva fossero così cristallizzati da esigenze formali ed estetiche, proprie di un prodotto firmato Rai, nonché da abitudini consolidate degli operatori coinvolti, dalla consulenza redazionale fino alla fase finale del montaggio e post-produzione, che difficilmente riuscivo ad imprimere un carattere di originalità legato ad un mio gusto personale.

Poi c'erano i tempi di realizzazione, sempre abbastanza veloci da impedire una profonda metabolizzazione della ricerca, dello studio e del lavoro da svolgere. Così ciò che si produceva alla fine era sempre un'opera dignitosa, professionale, ma mai veramente riconoscibile a livello artistico.

Non vuole essere una critica negativa la mia, soltanto la constatazione di un fatto che accade quando si lavora in una grande azienda che opera secondo modelli più o meno standardizzati. Certamente il fatto di metterlo in evidenza in queste righe sta solo ad indicare il livello di coinvolgimento intellettuale nella realizzazione personale del lavoro.