Si era nel tempo in cui, da parte mia e di un paio di fraterni colleghi, si cercava di materializzare le più stravaganti e fantasiose trovate registiche per adescare il pubblico radiofonico e portarlo ad esperienze di ascolto che potessero coinvolgerlo principalmente a livello animico e spirituale.
So che, detto così, appare un intento programmatico molto ambizioso, soprattutto oggi. Ma allora si era nel 1990 e noi tre ci permettevamo il lusso di sentirci ancora come quei Vagabondi del Dharma che raccoglievano ciò che era rimasto dell'onda lunga della rivoluzione culturale del Sessantotto.
Avevamo in mano un strumento, la Radio, sia in senso tecnico e artistico, sia perché lavoravamo tutti e tre a RadioRai come programmisti-registi. Eravamo Mauro De Cillis, Maria Giuditta Santori e il sottoscritto e avevamo a disposizione il suggestivo studio di registrazione di Mauro, nelle viscere delle fondamenta del Pantheon, in pieno centro di Roma.
Insomma, perché non proporre un programma un po' alternativo alla normale radio che si sente in giro? Un programma che facesse dell'arte e della ricerca spirituale, il tramite simbolico per evocare spazi sonori che potessero effettivamente riverberare nell'interiorità degli ascoltatori.
Un programma che desse spazio ad una fenomenologia vibrazionale dell'ascolto in grado di stimolare un'esperienza fisica, proiettata in spazi di significanti poetici interconnessi in un universo di senso. Usando le parole, scritte, lette, cantate, recitate, mozzate e fraintese, associate in un elegante pastiche sonora che desse l'evocazione musicale dell'universo mondo con cui stimolare e diffondere Anima.
Eravamo tutti e tre ben stimati all'interno della struttura di Radio Rai, che si muoveva tra la produzione di via Asiago e l'amministrazione di Viale Mazzini, il famoso palazzo di vetro col cavallo morente in bronzo di Francesco Messina nell'isolato adicente. La statua è il simbolo delle antiche comunicazioni umane che soccombono di fronte alle nuove tecnologie. Prospettiva quanto mai opportuna per poter sperare che qualcosa venisse accettato delle nostre spericolate sperimentazioni radiofoniche.
Fu così che cominciammo a trascorrere lunghe serate nello studio del Pantheon a scrivere, provare e registrare; soprattutto per trovare una formula che rivelasse un format adeguato e percorribile. Così nacque:
"Radio Senza Frequenza:
la radio che non trasmette da nessuno studio.
Il nostro studio è stata la mente, la vostra".
All'interno dello spazio di cotale radio c'era il programma "Labirinti", una sorta di contenitore di altri mini-programmi, ognuno con un suo filo logico originale ed autonomo. Come le carte dei tarocchi, i grappoli di programmi si succedevano l'uno all'altro, creando una sorta di estraniante gioco di specchi, in un avventura storico-culturale che attraversava stimolazioni emotivo-artistico-musicali ruotanti intorno ad un nucleo forte di non detto, ma suggerito da mille suggestivi dettagli formali.
Realizzammo due puntate del programma, di 45 minuti l'una. La prima fu un vero capolavoro! Secondo il giudizio di noi tre, naturalmente. Oltre a quei pochi intimi che poterono ascoltarla in cuffia con la dovuta attenzione, come in una sorta di meditazione. Lo facemmo ascoltare anche a un paio di dirigenti, oltre all'immancabile Signora Motta, dirigente della rete, di cui ho già parlato qui.
Ebbene, non ce lo fecero fare.
Troppo avveniristico, ci dissero.
Ed era vero! Tanto che fu un bene aver realizzato solo la puntata pilota come un unicum artistico in sé, piuttosto che vederlo spalmato su decine e decine di puntate, che era stato originariamente lo scopo della nostra proposta.
C'è da dire comunque che da quell'esperienza, in cui certamente rasentammo in molti momenti di lavoro il sacro e paradisiaco sentimento dell'assistere al miracolo della creatività in opera, arrivarono altre esperienze legate a questo prodotto, ma che si svilupparono in diverse direzioni. E poi col tempo in effetti ognuno di noi tre prese la propria strada professionale e personale.
Il brano che ho inserito ora su YouTube, accessibile anche qui, è l'ultimo dei tre mini-programmi che componevano il programma "Labirinti", all'interno del palinsesto di Radio Senza Frequenza. Il mini-programma si chiamava "Quadri sonori", ed esprimeva il tentativo di associare un audio a famosi quadri della storia artistica di tutti i tempi, dal Rinascimento, con Botticelli e la sua Venere, all'Urlo espressionistico di Munch, all'arte commercializzata di Andy Warol e la sua Marylin.
Proprio Mauro De Cillis, recentemente mi accennava all'esistenza di un gruppo musicale che ha realizzato lo scorso anno lo stesso concetto proposto da noi, quello di trasformare i quadri in musica. Bene! Che siano arrivati i tempi giusti!