Quando penso a Ida Magli, illustre antropologa italiana, autrice di numerosi libri, tradotti anche all'estero, articolista di successo, tenace combattente contro la mostruosa creatura che l'Europa della tecnocrazia finanziaria è diventata, curatrice del sito Italiani liberi, che si impegna a difendere il contesto in cui i valori culturali, intellettuali, linguistici, territoriali, sociali e politici, danno senso e significato al fatto di essere italiani; quando penso ad un simile e forse unico esempio di tenacia intellettuale, non posso fare a meno di ritornare ai tempi degli anni '80, quando frequentavo le sue lezioni all'Università La Sapienza di Roma.
Tenute tre volte a settimana, presso la gloriosa Aula 1 della facoltà di Lettere e Filosofia, le cui pareti allora mostravano ancora tutti i segni iconografici della stagione sessantottina, ricordo che Antropologia Culturale fu una di quelle materie che inserii nel piano di studi, non tanto per ragioni programmatiche o contenutistiche, ma soprattutto perché la professoressa in carica era una di quelle menti vivaci che apriva la mente degli studenti, che usciva dal coro del regime culturale, che dimostrava un'originalità di pensiero tale da sollecitare quella di chi la seguiva.
Dopo aver chiuso, non senza timori e tremori, la frequentazione del biennio di ingegneria, imparai subito che per me essere all'università degli studi aveva un senso solo se vedevo in chi vi insegnava una persona che potesse contribuire alla mia consapevolezza personale e con la quale si potesse intraprendere un dialogo aperto di reciproca e fruttuosa collaborazione intellettuale. Infatti Ida Magli contribuì non poco alla mia formazione culturale, anche perché l'interdisciplinarietà del suo insegnamento, andando contro-corrente alla dirompente settorializzazione e specializzazione della ricerca intellettuale, rendeva possibile la costruzione di una visione della realtà di rara armonia.