Mi sembra giusto. Di questi tempi non capita spesso poter celebrare un assoluto genio creativo italiano contemporaneo.
Senza nulla voler togliere al lavoro di altri, in ogni caso dubito che esista una ricerca come la nostra sull'immaginario felliniano. Senza mai esserci fatti distrarre dalle curiosità aneddottiche o dagli aspetti cronicistici dell'epoca, IMAGO è fortemente incentrato su una lettura spirituale e psicoanalitica della creatività di Fellini.
Questo è stato possibile non solo grazie alla intervista esclusiva che Mario Trevi, allievo del maestro Ernst Bernhard, ci ha concesso parlando della sua esperienza con il Fellini amico e paziente, ma anche per gli studi specifici compiuti da me e dal co-autore Alessandro De Michele. Alessandro, tra l'altro, aveva da sempre avuto un culto particolare per il grande maestro, con cui condivideva una straordinaria e talentuosa sensibilità artistica.
La traccia di tutto il lavoro che abbiamo svolto è solcata all'interno del valore dato all'introspezione psicologica, la nostra, quella di Trevi, di Fellini, di Padre Angelo Arpa e, non ultimo, di Andrea Zanzotto, grande maestro della poesia del Novecento, che con Fellini condivise un'amicizia delicata e una collaborazione costante: prima fu consulente per la lingua ne "Il Casanova" (1976), originariamente girato in inglese; poi per "La citta delle donne" (1980) e infine per "E la nave va" (1983).
In questo senso credo che il nostro lavoro si distingua da tutti gli altri e, anzi, penso addirittura che non ci sia ancora abbastanza sensibilità per giudicarlo addirittura come un'opera chiave per la comprensione profonda del genio felliniano, che arriva a toccare la sfera degli archetipi collettivi, junghianamente parlando.
Chiedo scusa per l'immodestia, ma sono sempre stato convinto che, a fronte di un fallimento economico e commerciale oggettivo, come di fatto alla fine è risultato IMAGO, il riconoscimento culturale che merita arriverà probabilmente quando una generazione di critici legati all'effimera realtà mondana del cinema sarà trapassata.
Non mi dilungo oltre, rimandando a miei successivi post l'infinito discorso che questo documentario implica. Vorrei solo proporre la lettura della recensione curata dall'Aipa, che a suo tempo ci fece l'onore di proiettarlo presso la sua sede romana.
Roma, lì 6 Ottobre 2003
Il giorno Sabato 27 settembre 2003, presso la sede dell'Associazione Italiana di Psicologia Analitica è stato proiettata la versione completa del documentario video "IMAGO, l'immaginario di Federico Fellini" di Leopoldo Antinozzi e Alessandro De Michele, alla presenza del Presidente dell’Aipa, Prof. Stefano Carta, e dei Dottori Mario Trevi, Nino Lo Cascio e Luigi Turinese. Dopo la proiezione, insieme agli autori, è stato condotto un dibattito in presenza di un folto pubblico di psicoanalisti ed appassionati felliniani, che hanno seguito il lavoro con grandissimo interesse.
Tutti i presenti convenuti hanno infatti potuto apprezzare la splendida fattura del documentario che, oltre ad illustrare in modo lucido e profondo gli aspetti estetici dell’opera felliniana, illumina con luce critica e da varie angolature la rilevanza del lascito del grande regista per le discipline analitiche, in primis quella junghiana. Per questa ragione, il dibattito che ha seguito la proiezione, e che si è sviluppato intorno ai temi della relazione tra l’Inconscio e la Coscienza, delle dinamiche psichiche delle neoformazioni creative, del processo di costruzione e decostruzione del reale e delle relazioni tra creatività e psicosi ha rappresentato un momento di incontro culturalmente assai rilevante.
Agli autori vanno le congratulazioni dell’Associazione di Psicologia Analitica per il loro peculiare e prezioso contributo non solo al cinema, ma anche alla psicologia del profondo.
Prof. Stefano Carta (Presidente)
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