martedì 31 marzo 2015

Memorie di un cane qualunque


Lilà era il nome che avevamo dato alla graziosa cagnetta che dalla metà degli anni Novanta ci accompagnava ovunque. Lila è il termine sanscrito che indica il prodotto creativo della divinità quando si è messa a giocare alla creazione del mondo. Ci piaceva molto questo nome che si conformava perfettamente alla saggezza e flemmaticità innate che la piccola e amata meticcia nera manifestava in ogni occasione. Orchidea,  la mia compagna di allora, oltre ad essere una donna molto bella e attrice cinematografica di fama, è una convinta animalista, molto attiva nella tutela dei diritti animali. Devo a lei tutte le mie conoscenze in questa ambito, oltre ad avermi fatto apprezzare le meraviglie che può donare l'intima confidenza di una vita in compagnia di 'un amico a quattro zampe'.

Tra l'altro per un paio d'anni avevamo lavorato insieme alla realizzazione del programma settimanale sugli animali di RadioRai che intitolammo: L'anello di Re Salomone, in cui lei conduceva e io curavo la regia. Erano anni che attendavamo l'opportunità di girare un film che potesse rendere onore a questo amore per Lilà e che avesse lei come protagonista. La giusta circostanza arrivò quando nel 2002 avevamo appena costituito una piccola società di produzione televisiva, Orchidea.com, e venimmo a conoscenza dell'intenzione di LegAmbiente Toscana di realizzare dei sussidi didattici per gli interventi nelle scuole in materia di diritti e gestione degli animali domestici. La Regione Toscana aveva infatti approvato un progetto regionale di educazione ad una sana e piacevole convivenza tra uomo e animali.

Proponemmo dunque un pacchetto di materiali consistente in un manuale cartaceo, che aveva per titolo "Randagio a chi?", un cd-rom e una videocassetta con il film: "Memorie di una cane qualunque", su nostro soggetto e sceneggiato da Toni Sangiuliano, eccellente musicista e geniale scrittore, nonché nostro caro amico, animalista convinto.

mercoledì 25 marzo 2015

La limatura dei denti nell'Induismo balinese


Nei dieci anni in cui ho frequentato l'isola di Bali ho raccolto molto materiale video relativo alla ricchissima ritualità religiosa ancora presente in questo luogo speciale. Bali è l'unica isola induista, delle oltre 17.000 di cui è composto l'arcipelago indonesiano, completamente islamizzato. Grazie alla sua storia e a questo isolamento religioso, l'Induismo balinese presenta caratteri così arcaici che non si ritrovano più nemmeno in India. Ne ho già parlato diffusamente nel lungo post riguardante il documentario sull'arte di Bali che ho realizzato nel 2008, La Fonte Balinese, quindi non mi soffermo a parlarne ancora.

Certamente c'è da sorprendersi della grande devozione degli abitanti nel seguire ancora con rispetto l'estrema complessità che questa ritualità richiede. Tra una cerimonia e un'altra, l'intera vita del balinese è costellata da un numero infinito di occasioni che ogni giorno, in ogni periodo dell'anno, egli è chiamato a rispettare.

Alla stregua del sacramento cattolico della prima comunione, l'induismo balinese richiede al giovane, durante la fanciullezza e comunque prima che si sposi, di sottoporsi alla limatura dei denti. Come altre cerimonie, anche questa è abbastanza costosa rispetto alle possibilità economiche concesse ad una normale famiglia. E' richiesta infatti la presenza operativa del bramino che deve essere pagato generosamente per eseguirla, oltre alla cura di tutto il contesto scenografico in cui si deve svolgere.

Tanto è vero che la cerimonia particolare presentata dal video che pubblico ora qui si riferisce all'ambito di una cerimonia più estesa durata oltre un mese, realizzata grazie al fatto che ben ottanta famiglia si sono riunite per ottimizzare i costi dell'operazione. L'intera occasione è quella che presento nel documentario I Veicoli dell'Anima, di cui ho pubblicato il trailer

martedì 17 marzo 2015

Alle porte del paradiso: la storia dei giubilei



L'anno 1527 viene ricordato come uno degli anni più tristi di Roma. Fu quando lo stato della Chiesa si trovò coinvolto nella contesa internazionale tra il Sacro Romano Impero di Carlo V e la Francia di Francesco I, il quale per limitare lo strapotere dell'imperatore si era alleato con Venezia, Firenze ed il papa. Fu questo il contesto politico che determinò la calata delle truppe mercenarie imperiali all'attacco dell'Urbe e delle sue sguarnite difese. Tra i 30.000 soldati di Carlo V, in gran parte luterani, c'erano oltre 14.000 lanzichenecchi, che avevano avuto la promessa di essere ripagati grazie al libero e dissennato saccheggio della città. Fu un episodio assai cruento, che si protrasse per oltre otto mesi, distruggendo i palazzi più ricchi, incendiando case e monasteri, violentando le donne, decimando la popolazione di oltre la metà.

E' questo l'episodio centrale della X puntata de "Alle porte del Paradiso: storia di pellegrini e di giubilei", quella dedicata al giubileo del 1550. Ero alla fine degli anni '90, nel '97 per la precisione, e già si cominciava a parlare insistentemente su giornali, televisione e radio del prossimo grande giubileo dell'anno duemila. Era tutto un pullulare di preparazioni, progetti a programmi a vario livello. Ricordo che l'atmosfera era molto particolare: con la morte ufficiale dell'utopia comunista, dopo il crollo dell'Unione Sovietica, era come se il cattolicesimo romano fosse ormai il principale beneficiario del vuoto ideologico creatosi. Tutti i commentatori e gli intellettuali che giravano in Rai si prodigavano, presso qualunque sede si trovassero, in genuflessioni e lodi sperticate alla straordinaria durata del potere della Chiesa.

A RadioUno, dedicata all'informazione giornalistica, alcune fasce orarie del palinsesto di trasmissione rimanevano ancora appannaggio dei programmi della rete, quindi svincolate dall'intervento diretto dei giornalisti e realizzate dai curatori interni, dai programmisti-registi e dagli autori esterni. C'era comunque Gianfranco Svidercoschi, stimato giornalista cattolico, amico personale di papa Wojtila, che aveva un influente rapporto di consulenza generale su tutti i temi legati alla presentazione del giubileo. Credo fu sua l'idea di dedicare un programma alla millenaria storia dei giubilei, a partire dal primo, quello del 1300 indetto da Bonifacio VIII, il protagonista del famoso schiaffo di Anagni, fino a quello del 1950: in tutto ventiquattro puntate di mezz'ora a cadenza settimanale, in onda il sabato alle ore 13.00, tra un giornale radio e l'altro.